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Riprendiamoci Halloween - 4 cose che non sapevi su questa festa
Nel tempo, Halloween è diventata una carnevalata dal gusto horror, che celebra le tenebre e scherza con la morte quasi per scaramanzia, con il rischio di cadere in rituali e atteggiamenti che di cristiano hanno ben poco... anzi! Eppure, all'inizio, Halloween era una festa cristiana di origine celtico-irlandese. Basti pensare al nome, All Hallows' Eve, cioè "vigilia di tutti i santi". Si parlava di morti, sì, ma per vegliare con loro fino all'alba, in un clima di profonda comunione, fino cioè all'arrivo della luce.

di Andrea Navarin

Riprendiamoci Halloween. Sembra un urlo di guerra, soprattutto se pensiamo alle polemiche nate intorno a questa festa. Non solo per le sue derive consumistiche, per il suo dissonante “innesto” americanizzato nella tradizione italiana, ma anche e soprattutto per uno stile macabro e lugubre che è proprio l’opposto della gioia cristiana nella resurrezione.

In realtà, è proprio di vita che si dovrebbe parlare in questi giorni. Nel tempo, Halloween è diventata una carnevalata dal gusto horror, che celebra le tenebre e scherza con la morte quasi per scaramanzia, con il rischio di cadere in rituali e atteggiamenti che di cristiano hanno ben poco... anzi! Eppure, all'inizio, Halloween era una festa cristiana di origine celtico-irlandese. Basti pensare al nome, All Hallows' Eve, cioè "vigilia di tutti i santi". Si parlava di morti, sì, ma per vegliare con loro fino all'alba, in un clima di profonda comunione, fino cioè all'arrivo della luce.

Allora riprendiamoci Halloween, ma non così come ce la propone il mondo, con i vampiri e con le streghe. Riprendiamocela partendo dai suoi 4 simboli principali, per capire come poter approfittare di questa "festa" per riflettere sulla vita, sulla morte, sulla vita eterna, sulla santità.

1. La zucca. La zucca vuota ricorda Jack o' Latern che si ispira al personaggio di un racconto irlandese, Stingy Jack. Si narra che quest'uomo molto avaro invitò Satana a bere, offrendogli l'anima in cambio di uno scellino, poca roba... Presa la moneta, la pose accanto ad un crocifisso e ciò impedì al diavolo di prendergli l'anima. Una volta morto, però, al povero Jack fu impedito non solo di accedere al paradiso ma anche all'inferno, tanto che il diavolo lo colpì al volto con un tizzone ardente e lo condannò a vagare per la terra con il volto in fiamme. Di personaggi furbi, o che si credono tali, e che cercano di farla in barba al diavolo ce ne sono tanti! Questa favola ha una morale: insegna che bisogna stare molto attenti a scherzare con il male, perché c'è sempre alla fine un prezzo da pagare.

2. Il lumino. Si collega alla zucca, per l'uso di mettere una luce dentro queste dopo averle scavate. La tradizione nasce dal capodanno celtico chiamato Samhain, una festa ripresa e rielaborata dal cristianesimo, che segnava la fine dell'estate e l'inizio dei mesi più freddi. In un periodo dell'anno in cui cessano le attività umane, si entra in una sorta di “morte apparente”. Tuttavia, la vita nel sottosuolo continua a crescere (pensiamo ai semi); quindi, il mondo dei morti, l'aldilà (sottosuolo) è in realtà un mondo pieno di vita. Per i Celti, questi giorni erano sacri ai morti e si credeva che le loro anime avessero il permesso di tornare sulla terra per festeggiare con la propria famiglia. Non erano le forze oscure a riportare indietro i morti, ma il ricordo e l'amore dei vivi che li celebravano gioiosamente. Niente a che vedere quindi con il terrore degli spiriti maligni, ma una festa di comunione tra i vivi e i morti. Venivano allora poste fuori dalle case delle torce o delle rape cave illuminate da candele, per far sì che i morti potessero trovare la loro strada. Se ci pensate, anche noi poniamo un lumino sulle tombe dei nostri cari defunti. Il lumino indica che il defunto è vissuto nella luce della fede e si invoca, come recita l'Eterno riposo, su di lui la luce perpetua, la luce di Dio e della risurrezione. Ma è anche un modo per dire che finché accendiamo una luce per loro, c'è sempre qualcuno che li ricorda, prega per loro e mantiene viva la loro memoria.

3. Lo scheletro. Quanti se ne vedono in giro in questi giorni: nei negozi, in televisione, nei travestimenti! A dire la verità, i cattolici irlandesi, diretti discendenti dei Celti, ma anche altri popoli, avevano l'usanza di accatastare teschi perché si pensava che i defunti, per un certo tempo, appartenessero a entrambi i mondi dei vivi e dei morti. Preparavano persino dei dolci con questa forma. Ma, al di là di questo, su una cosa Halloween ha ragione: possiamo prendere in giro la morte! Non certo travestendoci da vampiri, mostri, streghe per far prendere paura agli altri; ma perché Qualcuno, ovvero Gesù, l’ha sconfitta. E anche se continuerà a spaventarci, perché la morte fa paura, sappiamo che non ha l’ultima parola e viene già sconfitta dall’amore che ancora ci tiene legati ai nostri cari defunti.

4. Il dolcetto. Nell'antica festa celtica, che il cristianesimo ha poi fatto propria, i morti che tornavano alle loro case di un tempo dovevano trovarvi una tavola apparecchiata. Se così avveniva, facevano ritorno contenti nelle loro tombe, altrimenti si lamentavano con i vivi. In questo modo, ci si augurava di avere di che mangiare e bere per tutti, compresi i propri defunti, per tutto il lungo inverno, in un'epoca in cui la carestia e la fame erano più frequenti di adesso. Da qui la tradizione del ritornello “scherzetto o dolcetto” di Halloween. Ancora una volta un segno positivo e pieno di speranza! Dovete sapere che in tutta Italia esistono numerose tradizioni legate alle festa di Ognissanti e dei defunti (in Puglia si prepara una cena apposta per i morti), e in molti casi si anticipano i doni che si scambiano a Natale o alla Befana. Un'usanza molto comune consiste nel preparare appunto dei dolci. In Veneto, regione con forti radici celtiche, oltre a svuotare le zucche per essere trasformate in lanterne, dette lumere, con dentro una candela che rappresentava l'idea di risurrezione, moltissimi piatti sono dei dolci, ad esempio il pan dei morti, realizzati con biscotti secchi sbriciolati e frutta secca. A sottolineare che la vita è cosa buona, che anche la morte non ci deve lasciare un gusto amaro.

Allora, riprendiamoci Halloween per ricominciare come cristiani a parlare della morte senza averne terrore, a celebrare la santità e la vita eterna, a dare una nuova speranza a chi ha bisogno di sdrammatizzare solo perché ha paura. In un mondo che si diverte a scherzare con streghe e fantasmi, immersi nelle tenebre, mostriamo la bellezza della luce e della santità!

Buona vigilia di tutti i santi!


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