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Fidanzarsi sul Tabor: che trasfigurazione!
Due anni fa, in questo periodo, eravamo sul monte Tabor, noi due soli. Pochi istanti prima, Emanuele mi aveva chiesto di sposarlo.

di Sara Manzardo

“Li condusse su un alto monte, loro soli”. Inizia così il vangelo della trasfigurazione, e così è iniziato anche il nostro vangelo di sposi.

Due anni fa, in questo periodo, eravamo sul monte Tabor, noi due soli. Certo, il monte della trasfigurazione non è altissimo, se pensiamo alle vette a cui siamo abituati, ma da in cima si vede tutta la Terra Santa. Da lì in cima, all'alba di una mattina di metà agosto, noi potevamo vedere un po' di quel cammino fatto, da Nazareth al mare di Galilea, da Cafarnao a Magdala... e un po' della strada che avremmo percorso, verso Gerusalemme.

La trasfigurazione, alla fine, è stato anche questo per i discepoli: fermarsi e guardare, ripercorrere il cammino fatto, prepararsi a una tappa ancora più importante.

Dalla cima di quel monte, noi due soli, da un terrazzino raggiunto scavalcando una ringhiera, guardavamo il sole sorgere con il cuore stracolmo di gratitudine. Pochi istanti prima, come si può intuire dalla foto, Emanuele mi aveva chiesto di sposarlo, dopo nemmeno un anno di fidanzamento, ma con la consapevolezza di aver scelto sin dal primo giorno di provare ad amarci “da Dio”. E, usando le parole di un famoso film, quando desideri passare il resto della tua vita con una persona, vorresti che il resto della tua vita iniziasse subito.

La “nostra” trasfigurazione, lì, era in atto. Scegliendo di camminare insieme, scegliendo di farci aiutare e accompagnare ancora di più, scegliendo di fidarci di Cristo, Lui ci stava regalando un pezzetto di paradiso.

Perché la trasfigurazione, alla fine, è stato anche questo per i discepoli: rimanere per qualche istante in quella Luce, gustare quella Bellezza senza dover per forza capire tutto.

Così, quella mattina, siamo diventati l'una per l'altro il volto della Trasfigurazione, sbirciando per qualche istante la bellezza stupenda che avremmo vissuto un annetto dopo sposandoci in Cristo.

E in tutto in cammino fatto, e in tutto il cammino che ancora dobbiamo fare, ci accompagna la promessa di una buona (buonissima) riuscita. Ci accompagna la Luce vista quel giorno, la Luce gustata il giorno del nostro matrimonio, la Luce che adesso fa capolino nella nostra vita, la Luce che chiediamo ogni giorno, perché anche per noi ci sarà un piccolo o grande Getsemani, anche nel nostro matrimonio ci sarà la paura che la morte abbia l'ultima parola.

E in fondo, quel brano di vangelo che racconta la trasfigurazione vuole dirci questo: non avere paura di desiderare il Paradiso, non avere paura di scegliere la Bellezza, non avere paura di decidere qui ed ora che per la tua vita vuoi la gioia piena.

Non avere paura di prendere uno zaino e metterti in marcia, di alzarti alle 5 per vedere un'alba, di scavalcare muretti e ringhiere per vedere meglio il panorama, di fare cose folli, addirittura di sposarti.

Non avere paura, perché quella Luce che hai visto, quella Luce che hai sbirciato per un attimo, è quello che ti aspetta quando sceglierai la Vita, quando sceglierai Cristo, quando Gli affiderai completamente la persona che hai accanto, per scoprire che non è tua, e per vedere il vostro amore - così imperfetto e pieno di insicurezze - completamente trasfigurato e pieno di luce.


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