di don Filippo Gorghetto
Ogni anno, la Quaresima parte con delle indicazioni bel precise date durante il mercoledì delle ceneri: digiuno, elemosina e preghiera. In questa prima domenica ci presenta Gesù che passa quaranta giorni nel deserto e alla fine, giustamente, ha fame... e nonostante la proposta di Satana continua imperterrito nel suo non mangiare.
Se guardiamo bene, la Bibbia ci parla di un digiuno che più che un togliere, chiede di fare. Solo un esempio, da Isaia:
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Fare qualcosa di più per gli altri, in fondo, vuol dire fare qualcosa di meno per noi. Forse in questa quaresima ci viene chiesto di digiunare da noi stessi. Non nel senso che non pensiamo più a noi, ma nel senso che pensiamo di più agli altri che a noi.
E' una sfida dura, ammettiamolo. Quante volte ci capita di voler aver ragione, quante volte pensiamo che siamo noi a ragionare correttamente, o che la soluzione migliore sia quella che proponiamo noi, o che il punto di vista migliore su una situazione sia il nostro. Un saggio dei nostri tempi dice ironicamente "È un peccato che le persone che sanno come far funzionare il paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli."
Gesù alla proposta del diavolo avrebbe potuto tranquillamente trasformare le rocce in pane, o gettarsi dal pinnacolo del tempio e volare o inventarsi qualcosa senza ricorrere agli angeli. Avrebbe potuto, ma non l'ha fatto. Perché ha lasciato da parte se stesso, e si è fidato e affidato a Dio. Sarebbe stato molto più facile risolvere al momento la situazione, ma sarebbe stato solamente negli interessi di Satana.
Digiuniamo, allora, digiuniamo. Facciamo digiuno dal nostro io, da noi stessi. Ci sarà più spazio per gli altri e per Dio. È vero, è più difficile, perché fare un passo indietro ci da quasi l'idea di essere perdenti, di essere deboli, ma in realtà sappiamo che proprio quando siamo deboli, allora siamo forti. Già sentita, no?